La previsione di una invasione turistica del mercato cinese era reale, tante infatti le cancellazioni subite a seguito della diffusione del coronavirus che ha prodotto cancellazioni, disdette, paura e penali.
Quello cinese è un mercato importantissimo sia per grandezza che anche per spesa e la paura della propagazione del virus, inevitabilmente, sta creando una considerevole riduzione dei flussi, recessione indotta dal rallentamento dell’economia cinese, paura ed allarmi ingiustificati.
Come organizzazione sindacale, per gli arrivi in essere presso le strutture turistiche, ci preme comunicare che il cordone sanitario che è stato creato è quanto di più restrittivo si potesse realizzare.
Oltre 60 milioni di persone nell’area di Wuhan sono di fatto confinate in casa e un miliardo di cittadini cinesi sono chiusi entro i loro confini.
Ricordiamo agli operatori turistici che non si può chiedere il certificato medico ai clienti che entrano in azienda, per di più discriminandoli in ragione dell’etnia o della nazionalità.
Se arriva in albergo qualcuno visibilmente affetto da sindromi respiratorie gli si può semplicemente proporre di rivolgersi ad un medico e, se si astiene dal farlo, avvisare le autorità.
Si sconsigliano vivamente le cancellazioni preventive in considerazione del rischio di attivare un clamoroso boomerang mediatico, oltre che fuori legge.
Secondo gli esperti, non c’è motivo di allarme e la principale misura precauzionale consiste nel lavarsi le mani.
Evitiamo di alimentare allarmismi, che finirebbero solo per ritorcersi verso la destinazione.